giovedì 2 luglio 2015

Descrivere la mia vita universitaria con un racconto fantasy

C'era una volta una principessa stressata di nome Giulia. 
Giulia viveva in un Grande e lussuoso palazzo nel regno molto molto lontano di Cozzaliland, nella circoscrizione di Bari. La vita lì non era semplice, le insidie nel regno di Cozzaliland non erano mai poche! Ma la nostra principessa se la passava più o meno bene, cercava di non lamentarsi, stringeva i denti e tirava a campare.
Giulia di notte faceva la nanna, anche se era sua malsana abitudine appropinquarsi tardi al letto, e di giorno studiava.
In una delle alte torri del suo castello fatato, vi era stabilita da tempo una delle famiglie più influenti di Cozzaliland, la temibile famiglia Tamarrygnorantee. La loro presenza era innocua, salvo qualche saltuario aumento di decibel che influiva negativamente sul sistema nervoso della principessa, che era solita decantare i più rinomati esponenti della liturgia catto-cristiana come arcaico metodo di esorcizzazione dello stress...non che funzionasse, per altro.
Un bel giorno, accadde l'irreparabile: nacque un cucciolo di mostro-bambino nella torre di fronte. Il piccolo, colpevole di essere nato in una famiglia strettamente imparentata, per modi e usanze, alla famiglia Tamarrygnorantee, era solito fare i capricci molto dopo calar del sole, come fanno i lupi mannari (da qui l'accezione "mostro"), ma Giulia non sentiva perché il suo cuscino era vittima di un magnifico sortilegio: appena vi appoggiava la testa ella cadeva in stato comatoso per 7 ore di filato.
La straordinaria potenza e crudeltà del mostro-bambino arrivava ai suoi picchi di massima espansione quando il sole giungeva a mezzodì: la leggenda narra che egli, il cucciolo, dormiva beato durante tutta la mattinata, finché la saggia anziana della famiglia Tamarrygnorantee, per allietarsi durante il rito culinario del mezzo giorno, non accendeva Ciccio Riccio sforando gli ultrasuoni. Il cucciolo, disturbato dalle onde sonore che emetteva la cucina dell'anziana donna, dava sfogo di tutta la sua mostruosa potenza canora attraverso pianti inconsolabili che i genitori-mostri cercavano di arginare con la formula magica nota come "uè? accèuàcchén?", la cui derivazione filologica è ancora ignota ai più.
E fu così che, un bel giorno, nel bel mezzo del processo di apprendimento, la nostra principessa, dopo mesi di terapia e psicofarmaci, mossa da un forte senso di pietà e misericordia per il propri vicini sfortunati, imbracciò un enorme lanciafiamme datole in dono dalla dea della Sessione Estiva, facendo strage di tutte le torri circostanti, con inquilini compresi. A fine grigliata, la dea della Sessione Estiva, accompagnata dal Dio Studio, benedirono la principessa che, mossa da un forte senso del dovere, tornò in camera sua a studiare.
FINE

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